Domande che non dovresti mai fare al tuo amico che scrive

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Dimostrato statisticamente che in Italia (dice) si leggono “1,5 libri a testa all’anno” e che, sempre statisticamente, in Norvegia se ne leggono, invece, “due a settimana” (che librerie avranno questi cari amici?), lasciamo che il lettore incontri lo scrittore. Nel nostro paese sono alcune decine di migliaia gli scrittori o aspiranti tali quindi, come i venusiani, gli ultracorpi, quelli che hanno votato e votano Forza Italia o i renziani, sono tra noi e sono abbastanza inevitabili. Vediamo però le domande da non fare (fonte: vera esperienza personale):

“Hai scritto un libro? Dai! Sai che anche io avrei sempre voluto scrivere? Ho cominciato una storia, qualche decina di anni fa, dove io ero un alieno che arrivavo sulla terra e cercavo di salvare il mondo. Ah, anche un altro mio amico ha scritto un libro”. Grazie: anche Cassano ha scritto un libro.

“Quanto è lungo? No, sai, secondo me lo dovevi fare più corto: la gente vuole leggere qualcosa di leggero e che finisce presto perché dopo un po’ si stufa”. E cos’è? La salumeria? “A me lo fai sottile e senza grasso, ché mi gonfia”.

“Secondo te mi piace?”. Potrei non avere abbastanza dati utili per risponderti: stato d’animo, letture preferite, cose così. Ma prima ancora: chi sei?

“Dove lo posso comprare?”. Ho sentito, fatto vero: “Ho chiesto in edicola e non ce l’avevano. Come mai?”. Allora, i libri si trovano in libreria. Se non ci sono fisicamente in libreria si chiede in cassa e lo si ordina. Se non lo ordini in libreria lo puoi ordinare sugli store on line: ce ne sono una marea e te lo portano direttamente a casa o dove vuoi tu, se vuoi anche all’edicola sotto casa. Ma non fate domande tautologiche: mica andate in officina a comprare calzette o melanzane. (Ah, le melanzane di ghisa!)

“Quando esce il prossimo?” (domanda fatta di solito lo stesso giorno di uscita dell’ultimo libro). Evitare. Chi scrive normalmente non può permettersi di fare solo quello, perché altrimenti sarebbe la Rowling. Quindi è piuttosto raro che abbia già un piano, una scaletta delle prossime uscite. Ancora non sa se ci sarà una seconda edizione, ancora non sa se potrà completare il giro di presentazioni, ancora non sa se riuscirà a pagare il buffet della prima sera. Non mi sembra delicato chiedergli quando uscirà il prossimo libro. Dategli il tempo di fare apprezzare questo appena terminato, per il quale ha rosicchiato tempo ed energie al proprio tempo libero, tra un lavoro e l’altro.

writer

“È autobiografico?”. No. A meno che tu non sia Hemingway, Gandhi, Napoleone o qualche papa, la tua biografia non interessa a nessuno. Quindi escludo che qualcuno parli della sua propria vita, tranne se non sia convinto di essere uno di questi personaggi. Chi scrive, normalmente, si rifà alle proprie conoscenze, esperienze o fantasie, e qualche cosa può anche essere verosimile, ma parlare di persone esistenti, fare un autobiografia può essere un rischio. Specialmente se non sei ancora morto.

“Perché non pubblichi con Mondadori?”. AHAHAHAHAHAHAHAH. No, davvero. Rifammi la domanda. “Perché non pubblichi con Mondadori?”. Eheheheh… ehm. Escluso quelli che pubblicano per Mondadori e per le altre note, grosse case editrici, per tutti gli altri esiste un magma incandescente (o raggelante) tutto pieno di sorprese. Ne riparleremo in seguito. Intanto sento solo di dire che parlerò per esperienza personale, penso che ogni caso sia uguale a se stesso. Ma perché non mi chiedi di quella volta con Beyoncé?

“Perché non vai a promuovere il libro da Fazio/dalla Bignardi/etc?”. Infatti, dovrebbero invitarmi. In alternativa sono disposto ad aprire le porte di casa alla troupe TV, a fare accomodare Bignardi e/o Fazio sul mio tappeto di orso e a lasciarmi fare complimenti mentre verso brandy davanti al camino. Un saluto a tutti quelli che mi conoscono.

“Quanto si guadagna a fare lo scrittore?”. Ecco, a meno che tu non sia la Rowling di cui sopra, a fare lo scrittore non si guadagna. La percentuale di guadagno su ogni copia venduta va dai pochi centesimi se il libro è disponibile in formato kindle/ebook a pochi euro a copia. “AHAHAHAHAH!!! Un BUSCIO de C**O così ppe’ dieci centesimi?!?”, così mi rise in faccia un’amica (raffinata) quando risposi alla domanda. Infatti ho proposto ad Amazon di mandarmi i due milioni tutt’insieme, e di smetterla di centellinare.

“Mi regali una copia autografata/me lo fai fotocopiare?”. Altra indelicatezza. Non chiedete copie gratis, perché mettete il vostro amico in grave imbarazzo (Avete presente: “Sto bene con questo vestito? E i capelli?”. “Ehm… cazzo, che freddo stasera, no?”). Molto spesso l’autore ha a disposizione solo dieci, venti copie del proprio libro (spesso anche pagate da sé) che tra parenti stretti e amici vanno via immediatamente. “Ho saputo che hai aperto un nuovo ristorante, vengo a mangiare gratis?”. Non è educato. Al massimo ci vai e ci porti anche quanta più gente possibile: questo è un bel gesto. Uno mi ha chiesto “Lo trovo su eMule?” (fatto vero). Non scaricate libri: non siamo tutti come quei professori pallosi dell’università che ti dicono di comprarti il libro che se no non passi l’esame e allora vai! Tutti a fare le fotocopie.

“L’ho visto in libreria, era sul bancone ma non l’ho comprato”. Perché questa crudeltà? Dì: “Non ce l’avevano”, “Era esaurito”, “Arriva la settimana prossima”, “C’era Storace a sputare dentro certi libri”, “Casapound che buttava benzina tra gli scaffali”, ma no che l’hai visto e non l’hai comprato. Perché?!?

“Perché non scrivi un romanzo su di me?”. Fatto vero: in tanti mi fermano e mi raccontano aneddoti più o meno interessanti e/o divertenti e/o grotteschi e/o storie di pura fantascienza e mi chiedono di raccontarla in forma di romanzo. “Bene, ora che ti ho raccontato la mia storia tu la scrivi, la pubblichi e mi dai una parte”. Ecco, non funziona esattamente così.

“Tu che sei uno scrittore, mi dai una mano con questo biglietto di auguri/messaggio per la chat delle mamme di scuola/con la risposta su facebook a sto cretino/etc”. Direi proprio di no.

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Michele Lamacchia

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4 pensieri su “Domande che non dovresti mai fare al tuo amico che scrive

  1. Da non fare ma le fanno tutte! “Vorrei scrivere anche io ” lo dicono quasi tutti. In questo articolo manca: perche’ non vai a fare i provini per MasterPiece, che poi uno dice MasterPiece, gli altri si confondono con Xfactor o il Grande fratello!

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    1. Sì, Miriam, c’è stata anche quella domanda, anzi: mi è stata proposta più volta come “Una sfida che tu vinceresti senz’altro”. Ma ho preferito non provarci. Lo scorso inverno al ristorante ho conosciuto una persona, una donna che aveva passato le selezioni e avrebbe partecipato alla trasmissione. Aveva il sangue agli occhi di chi si stava bruciando tutto in quello studio. Tutto. Il talento, lo studio, la passione, le notti insonni, gli appunti intraducibili scritti sugli scontrini del bar e sui biglietti della metro. Ecco, scrivere è un atto privato, come ho scritto altrove. Nulla a che fare con XFactor (o “Masterchef”, come mi ha detto qualcun altro) 😉
      A presto!

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