


Amiche e amici come state? Trascinato (ma anche no) dalle mie ragazze, sono andato al cinema a vedere Barbie. A differenza di chi ne parla troppo senza neanche averlo visto (sport nazionale che vale per tutto e che solo evidenzia l’italica mediocrità) mi sento di dire a caldo giusto due parole in merito.
Barbie vive nel suo mondo rosa, plasticoso e perfetto finché per qualche ragione entra in contatto col mondo reale e deve salvare tutto (a cominciare da sé stessa).
Il film (prodotto da Mattel) fa un grosso e coraggioso intervento di autocensura: critica (assolvendosi ma ci sta, i tempi sono molto nolto cambiati) prodotti e modelli agghiaccianti (come la bambola a cui si gonfiano le tette, quella con camera incorporata che avrebbe potuto essere usata per scopi orribili e tante altre), ma ci restituisce quella che nelle intenzioni è una giovane donna con capacità infinite. Astronauta, medico, palafreniere: non c’è nulla che una bambina non può diventare, non solo un’allevatrice di figli come veniva inculcato coi bambolotti prima dell’avvento della qui presente. In questo caso, il male assoluto è il patriarcato, l’impresa per le donne è ardua.
Cast stellare e vi risparmio l’elenco: a parte Margot Robbie e Ryan Gosling, facce note anche tra i comprimari direttamente da Sex Education, Superstore, Fleabag o Arrested Development. Coreografie, costumi, scenografie, il film è uno spettacolo per gli occhi.
Personalmente ho pianto (che novità) due volte di cui una alla primissima scena (SPOILER ALERT!) dove una bambina identica spiccicata a mia figlia piccola, in una citazione de L’alba dell’Uomo di 2001: Odissea nello spazio spacc’ tutt’ cos’ usando un bambolotto al posto del famoso femore: poesia.
Messa come nel film, Barbieland non contempla l’equità donna-uomo, e solo nel finale si accenna a un compromesso (di cui non parlerò) ma so’ americani, se non fai così non capisco (scherzo, un saluto a tutti gli americani che io adoro).
Mentre nelle sale USA partono le risse vere, si registrano critiche dai maschi che non amano mai quando gli si mette in crisi il sistema, ma anche dal mondo LGBT+ perché il film sarebbe troppo “eterodefinito”. Non sono d’accordo: a parte nel rapporto Barbie-Ken (e basta perché altre coppie eterozze non ce ne sono – che poi in realtà Ken è solo un amico spiace), le altre volte in cui si assiste a una profusione di eteroidi è quando il patriarcato si diffonde tossico a Barbieland. Fine.
Però può essere che chi ne parla non abbia visto il film e senta di dire la propria nel gioco della mediocrità sopracitato.
Un film divertente, molto americano nello stile e nei monologhi spiegaccioni ma se vi vedete i Fasti e Furiosi o le Missioni Impossibili che può farvi una bambola?
Ah, fun fact: pare che la Barbie abbia quella forma lì non per assecondare un modello di donna perfetto nelle dimensioni, ma perché Ruth Handler nel disegnarla prese spunto da una bambola-sex toy in vendita all’epoca in Germania.
E voi, l’avete visto? Vi è piaciuto? Siete team Barbie o team Ken? Oppure siete tra quelli che dicono la propria a priori facendosene appena un’idea da quello che gli arriva dai social?
Michele Lamacchia
Le parole creano mondi
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