
Amiche e amici, come state? Io bene, ma all’erta. Stavo ascoltando uno tutto piacione su Instagram che diceva: “FAI ATTENZIONE A QUESTI SEGNALI!“, ovvero che se la tua partner si distrae facilmente, a volte si sente grandiosa, altre triste e senza speranza, ha problemi del sonno (dorme troppo o troppo poco), si espone a comportamenti rischiosi senza valutarne le conseguenze e cambia spesso idea rispetto a quello che dice, potrebbe essere bipolare.
La psico-divulgazione tra post virali e danni reali
Vi hanno attribuito disturbi psicologici o psichiatrici così, a sensazione, tanto per farvi un’analisi sommaria o per ferirvi? Capita, può capitare. Certe volte etichettare qualcuno è la soluzione più rapida ed efficace per risolvere le controversie. “Tu sei pazza!”, “Tu sei pazzo!” Ci sono pagine web molto spiritose che ci fanno i big like parodiando questi etichettatori. Potremmo dire che sono l’interpretazione grottesca dei psico-piacioni di cui sopra.
Per mesi mi sono chiesto cosa ci fosse in me che non andasse, perché quando ti fanno sentire sbagliato, inappropriato, te lo devi chiedere, te lo chiedi, se sei una persona viva, se sei una persona che vuole interagire in maniera sana con le altre persone.
In terapia ho affrontato anche questo e, per risolvere i miei dubbi, ho fatto tutti i test possibili e immaginabili. Nulla di divertente, anzi. Alla fine, ho concluso che non è giusto che io mi debba prendere certe definizioni. Non si definiscono le persone, si possono generare delle brutte ferite psichiche e delle fratture sociali difficili da sanare. Per quello che mi è stato detto e attribuito, e per le conseguenze di quelle etichette nessuno mi hai mai chiesto scusa.
Il dovere di provarci, l’onore di riuscirci.
(da un post di questi psy di successo)
Meme, diagnosi e follower: se la terapia diventa intrattenimento
In merito al tizio sopra, che ha il nickname compreso tra Psico e Official e a cui auguro tutto il successo che merita come nunzio apostolico. In terapia parlo anche di social: essendo un novello della cura, ho provato a fare riferimento a questi media-guru, all’approccio moderno all’analisi, alla divulgazione 2.0. Internet è saturo di gente che si definisce psicologo, psichiatra, psicoterapeuta, che fa mestiere con i memi sui social, con frasi Tumblr. In migliaia i follower applaudono, si riconoscono, godono ma, di base, questi signori che fanno? Banalizzano la terapia, ridicolizzano il lavoro che fanno i loro colleghi e quello che fanno i pazienti. Il risultato è che poi ci troviamo persone infragilite che si sentono incapaci di gestire i rapporti col prossimo perché con un post in tre o cinque punti il tal dottore o la dottoressa (a volte non sono nemmeno tali, sono solo pagine) ha detto: “occhio a questi segnali”.
L’uomo lo riconosci quando sbaglia: se chiede scusa ha le p4ll3, se cerca scuse è un c0gli0ne.
(da un post di questa gente qua, giuro fatto vero: vi risparmio titoli e ruolo, ma è gente che SPOILER lavorando – anche – nel S.S. pubblico paghiamo noi con le nostre tasse)
Quindi, tutti all’erta. Altro esempio, occhio a questi segnali: qual è quel disturbo che prevede tra le altre caratteristiche la mancanza di empatia con la difficoltà a riconoscere o condividere i sentimenti e i bisogni degli altri, l’incapacità di incoraggiare il prossimo e di partecipare ai successi altrui, la convinzione che le proprie esigenze vengano prima di ogni altra cosa, un atteggiamento dominante di difesa da potenziali ferite al proprio ego, paura delle critiche, insicurezza a cui reagire con senso di superiorità, arroganza e disprezzo, esclusiva frequentazione di persone “importanti” o “speciali”, difficoltà ad accettare la responsabilità delle proprie azioni tendendo a dare la colpa agli altri per i problemi o le difficoltà che vengono incontrate o, in altre varianti, sentendosi inferiore, vulnerabile alle critiche e spaventati dal confronto, che fa provare invidia verso gli altri, che fa mostrare un atteggiamento altezzoso o sprezzante, cercando di sminuire il prossimo, sviluppando un comportamento passivo-aggressivo o vendicativo? Indovinato?
Di questi tempi va di moda. Pare sia il primo tra i disturbi più citati. La terapista mi ha spiegato che persone che rientrano in un determinato profilo, come quello dei narcisisti (di cui esiste anche la versione covert, che è più insidiosa, meno riconoscibile: penso mi farò aiutare da lei per scriverci qualcosa) non hanno empatia, non imparano con l’esperienza, non comprendono la gravità e le conseguenze di quello che fanno, non sanno scusarsi veramente ma si autoassolvono giustificandosi. Hai avuto esperienze in questo senso? Ti puoi fidare? Ti puoi lasciare andare?
Psico-piacioni: quando il disturbo è chi racconta i disturbi
A proposito di fiducia. La fiducia è figlia della credibilità, della coerenza. Senza giudizio, ma vediamo e ammiriamo dottori e dottoresse che definiscono il narcisismo come nuovo male sociale, e poi postano foto e video delle loro feste modaiole, ristoranti e resort, viaggi in posti esclusivi, macchine potenti e divulgano condividendo frasi Tumblr. E la credibilità? La coerenza? Poi, per carità, anche questo è un aspetto della società moderna: possiamo decidere di dare credito con i nostri like a soggetti come questi oppure no. Veniamo da decenni di TV commerciale e abbiamo interiorizzato il “valore” che ha l’immagine, l’esposizione, la pubblicità, la luce riflessa. Oppure no, avere riferimenti diversi: è il bello della libertà dell’offerta. E del libero arbitrio.
Dice la Doc: “una volta erano tutti borderline, dopo è andato di moda il disturbo bipolare“. Ora si porta il disturbo narcisistico, in tre o cinque punti. Domani sarà qualcos’altro e questi andranno avanti nella loro divulgazione a spese dei singoli che soffriranno, da una parte e dall’altra, chi per essere accusato, chi per essere condannato a vivere con sospetto (almeno finché non andrà sul serio in terapia, sganciandosi da questi mentecatti acchiappalike – e qua ci sta).
Etichette fai-da-te
Quindi, ora che sai che la tua partner è bipolare perché si distrae facilmente, a volte si sente grandiosa, altre triste e senza speranza, ha problemi del sonno (dorme troppo o troppo poco), si espone a comportamenti rischiosi senza valutarne le conseguenze e cambia spesso idea rispetto a quello che dice, puoi rapportarti a lei con una maggiore consapevolezza. Però potrebbe essere anche narcisista covert, visto che “è abile nell’autocommiserarsi e nel dipingere se stessa come una persona costantemente sfortunata”, per la quale “il colpevole è sempre esterno (gli altri; gli eventi; etc.)”. che “quando commette un errore, anziché ammetterlo, tenta di giustificarsi o di porsi nel ruolo di vittima” praticando un “atteggiamento manipolatorio che gli permette di assicurarsi la simpatia e la solidarietà dagli altri”. E ancora: “ipersensibile alle critiche (anche se costruttive) le vive come un grave affronto, tende a nutrire rancore ed astio verso gli altri anche per lunghi periodi di tempo. Inoltre, non sa gioire in modo genuino del successo altrui”. Chi siamo noi per tracciare un profilo e assegnare delle etichette a chi ci sta vicino? Siamo un popolo di navigatori, santi, poeti, allenatori di calcio, geologi, sismologi, infettivologi, ora anche psico-tuttologi: abbiamo i nostri post da tre o cinque punti, direi bene così. Lo dice l’internet.
Domanda: vi fareste tirare un dente da qualcuno che ha letto su internet come si fa?
Insomma. ce n’è per tutti i sapori. Come abbiamo già detto, non è l’oroscopo. E soprattutto non è un gioco. Le variabili sono tante e mettere delle etichette al prossimo basandosi su “l’ho trovato on line” può essere pericoloso e cattivo. Con i social si sono moltiplicati questi fenomeni e dare loro credito (ad esempio con le condivisioni, i commenti, i like, il follow) vuol dire esserne complici. Certo, può essere curioso e divertente come leggere l’oroscopo, ma finché questo non condiziona la vita tua e di chi ti sta intorno. La mia, per esempio.
Un caro saluto e alla prossima.
P.S.: piuttosto, anziché sparare a zero sul prossimo basandovi su questo o quel post, o sui meme dello psico-guru del giorno, fatevi aiutare, fatevi seguire, andate in terapia. Se avete un amico del mestiere (tutti ce l’abbiamo) parlategli, fatevi suggerire*. Un abbraccio. In camicia bianca. Di forza.
(*a meno che anche questo amico non sia di quelli descritti sopra, coerenti e credibili come loro. Con le loro sentenze, le etichette, le cene di lusso, le macchine, i bikini e i viaggi. “Incredibili calcolatori, manipolatori, narcisi cacciatori di like”)

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