La destinazione è il viaggio (ma anche STARE): dalla Staycation alla Liecation.

Ciao amiche e amici, come state? Io bene, leggevo i dati circa il calo di ricavi per quanto riguarda il settore turistico nazionale e mentre il Governo Meloni continua a gongolare e a ripetere che tutto va a gonfie vele, che l’occupazione è ai massimi storici e i ristoranti sono pieni, le statistiche ci rimandano a una realtà di italiani che non si possono più permettere di andare in vacanza (gli stipendi, fermi da circa trent’anni con variazioni più scarse rispetto a tutti gli altri Paesi OCSE, ci parlano di un potere d’acquisto invariato nonostante l’inesorabile aumento dei prezzi).

Mentre l’indagata Ministra del Turismo Santanché se la prende con la stampa e con quei poveracci che preferiscono le spiagge libere (“Mi invidiate perché io sono ricca e bella!”, risponde a chi le chiede cosa ne pensa della crisi del turismo), i gestori dei lidi piangono miseria dopo essersi abbottàti le garze (*arricchiti?) per sempre, pagando una miseria per le concessioni (N.B.: prima che venga qualche gestore a trovarmi sotto casa – che non ho – vorrei fargli presente che se è vero che non si può fare di tutta l’erba un fascio, c’è da dire anche che costui avrà l’intelligenza di capire che l’intera categoria non è nelle condizioni di poter fare la voce grossa – e sono i dati a parlare).

In uno scatto preso in comodato d’uso dal web, Daniela Santanché ex socia (quota ceduta al compagno Dimitri) di Flavio Briatore (che pare si sia rivenduto la società tramite passaggi tra finanziarie in Lussemburgo e boh?! a un certo punto, come la finanza, mi sono rifiutato di capire)
Il Twiga, lo stabilimento balneare più esclusivo della Versilia che non si sa più di chi sia e che nel 2021 ha fatturato quasi 6 milioni di euro, ad agosto dell’anno successivo ha versato ben 26 mila euro, in un’unica tranche via bonifico, nelle casse di Fratelli d’Italia.
Le spese per la concessione pagate allo Stato, invece, sono state pari a 17 mila euro #priorità

Ma come si sopravvive a questi cambiamenti (che sono anche fortemente sociali)? Tra le soluzioni più apprezzate invitarsi alle case altrui e sfruttarne le facilities, ma se non avete la faccia tosta di farvi accollare, avrete probabilmente sperimentato la Staycation (“Stay – at home” + “vacation”) quella tendenza tutta contemporanea di andare in vacanza senza spostarsi da casa.

Non è quella cosa cringe alla Paperino, che sigillava le finestre e spediva agli amici cartoline da posti esotici: Staycation vuol dire prendersi i propri tempi, visitare i dintorni, sostenere l’economia locale, guardare con occhi nuovi. La Staycation è sicura (in caso di imprevisti sei subito a casa), economica (va da sé), sostenibile (una scelta a basso impatto ambientale con scarse emissioni di CO2), facile da programmare (anche all’ultimo secondo) e sicuramente più rilassante (senza lo stress degli spostamenti e gli incastri serrati).

– Ma posso farlo anch’io?

– Certo che puoi farlo anche tu! Dove abiti?

– A Foggia.

I maligni direbbero: – Staycation è l’arte zen di restare dove sei e fingere che sia una scelta, tipo “quest’anno niente [nome di posto figo magari a spese altrui], voglio riscoprire la mia città”. Tradotto: giri per lo stesso quartiere di sempre, ma ti convinci che il gelataio sotto casa faccia la miglior granita artigianale del Mediterraneo.

Non siamo d’accordo. Non riuscirà sicuramente a sostituire i viaggi c.d. tradizionali (con treni, aerei, navi e tutto il resto) ma, almeno finché non ci sarà un rilancio dell’economia con un allineamento di salari e stipendi (e, perché no, un ripensamento dei prezzi delle strutture turistiche), la Staycation può considerarsi sicuramente una soluzione dignitosa alla nostra necessità di staccare e di goderci il tempo libero.

Parentesi: confermando e superando il successo delle precedenti edizioni, quando credevamo che il fenomeno fosse un trend circoscritto a quel particolare periodo, accanto alla Staycation anche quest’anno si impone la Liecation. Ne abbiamo discusso con dovizia qui, parlando tra l’altro di credibilità, quando notammo come sui social era uso – non comune, ma uso – postare immagini relative a eventi, locali e località dove non si era (o non si era mai stati) realmente (la gatta di Schrödinger che era ovunque e in nessun posto contemporaneamente). In pratica: si pubblicano foto e video ricavati dalla galleria personale di viaggi passati, oppure presi in comodato d’uso tra quelli condivisi da altri (amici, familiari, influencer). Spesso si tratta di un modo creativo per raccontarsi e restare in contatto con gli altri, anche quando non si parte davvero o non si frequentano quei posti.

e ridete un poco, ehi

Quali i motivi di questo modo di raccontare e di raccontarsi non è esplicito (e sta in capo al pubblicatore). A volte è un recupero nostalgico: riportare alla luce immagini che ci fanno bene, che ci ricordano momenti di libertà, leggerezza, avventure. Altre volte è un gioco di immaginazione: mettere una foto di mare quando si è in città per “sentirsi” un po’ lì, anche solo per qualche istante. In certi casi è un piccolo atto di auto-narrazione: mostrare ai propri contatti il tipo di viaggiatore che siamo, o che vorremmo essere. Oppure è altro. No, attenzione, non è mentire, è più “raccontare storie incredibili” (cit. Pagine dai Moltimila Like)

Forse la Liecation è la vera arte contemporanea: una performance digitale che mescola illusione, nostalgia e appropriazione culturale della vita altrui. Non importa se in quel posto ci sei davvero o se ci sta un tuo amico, se sei ospite di quel resort o se è una foto d’agenzia, o se quel drink è attuale o ti riporta a quel giorno già passato: conta la storia che racconti.

E allora vi chiedo: voi che rapporto avete con queste “vacanze di ricordi”? Vi capita di pubblicare foto di viaggi passati per rivivere l’emozione? O di sognare, guardando un’immagine, di essere altrove? Oppure, perché no, di postare immagini di locali e località prese dai profili dei vostri amici? Forse lo fate per sentirvi un po’ con loro! Oppure lo fate per confondere chi vi segue? Io facevo così: quando andavo in ferie, sui social postavo le foto di casa per far credere ai ladri che stavo in città. Mo che non tengo manco la casa, il problema non si pone, vedi la vita a volte.

Scrivetemi al solito qui o via mail o sui soliti canali social: magari scopriamo insieme che, in fondo, viaggiare non è sempre questione di spostarsi nello spazio, ma anche — e soprattutto — nella testa.

Ciao ciao!

Michele Lamacchia

Le parole creano mondi


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