Iconicamente Erwitt

Amiche e amici, come state? Io bene. Ero qui con mia figlia che, per uno spuntino di metà mattina, mangiavamo dei panzerotti grandi quanto un 45 di piede.

A proposito di icone, fino a tutto marzo ’24 il politeama Margherita di Bari ospita Icons, la prima personale di Elliott Erwitt dopo la sua recente scomparsa. Un percorso sintetico e completo che attraverso i suoi scatti più celebri, iconici appunto, racchiude e rappresenta la sua intera vita professionale, tra storia, costume e società: i ritratti di Marilyn, di Che Guevara, Kerouac, Kruscev e Nixon, Marlene Dietrich; le foto più romantiche e le più divertenti, quelle per le campagne pubblicitarie e gli immancabili cani, forse i suoi soggetti preferiti ai quali ha dedicato diversi volumi tra i tanti pubblicati. A margine della mostra, anche un corner con documentario-intervista in loop e ritratti di Erwitt e di André S. Solidor, il suo alter ego più mattacchione. quello che ama tutto ciò che Erwitt detesta: il digitale e il Photoshop, la nudità gratuita e l’eccentricità fine a sé stessa.

Leggero, Ironico, beffardo, dolce, magico, ambiguo e profondo, lo sguardo del fotografo è quello di un artista capace sempre di emozionare con lo scatto al momento giusto e sia per le immagini costruite, in una staged photography nella quale era maestro.

All’uscita del teatro, l’intera città di Bari ad accogliervi col suo abbraccio gastronomico. Domanda a tema, è più iconico il panzerotto o la focaccia barese?

Michele Lamacchia

Le parole creano mondi





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