P. Halsman, il genio nella profondità dello scatto

Amiche e amici, come state? Io bene. Ero qui a scegliere tra diecimila versioni dello stesso selfie uno da postare, crogiolandomi nel mio ego smisurato camuffato da insicurezza o viceversa, quando ho pensato: ma un ritratto?

Da chi prendere spunto se non da uno dei più influenti ritrattisti del XX secolo: Philippe Halsman, in mostra a Milano al Palazzo Reale con la personale “Lampo di genio“. Con un’abile miscela di ironia, profondità e inventiva, le fotografie di Halsman offrono un ritratto vibrante e sorprendente dei suoi soggetti, che spaziano da celebrità del calibro di Salvador Dalí e Marilyn Monroe, a icone della cultura pop e personalità influenti della sua epoca. Non solo ritratti, ma profonde indagini psicologiche (quelle di cui tutti avremmo bisogno, sì anche tu) sintetizzate in uno scatto e presentate in un contesto, per permettere ai visitatori di comprendere meglio il processo creativo di Halsman e l’impatto delle sue opere nel panorama artistico e culturale.

Philippe Halsman nacque a Riga, in Lettonia, nel 1906. Fin dalla giovane età, mostrò un interesse e un talento per la fotografia, che coltivò nonostante le difficoltà della sua vita. Poco più che ventenne, durante un tour a piedi sulle Alpi Austriache, fu accusato per la morte improvvisa del padre, per cui fu condannato a quattro anni di reclusione. Rilasciato col supporto di personalità come Albert Einstein e Thomas Mann, si trasferì in Francia e infine, per sfuggire alle persecuzioni naziste, negli Stati Uniti dove cominciò a lavorare con profitto fino a diventare il fotografo con il maggior numero di copertine di LIFE in assoluto: 101.

Ma è l’incontro con Salvador Dalí a farlo svoltare: con l’artista catalano, Halsman crea immagini surreali che giocano con la percezione e la realtà. Come Dalí Atomicus, uno dei suoi scatti più iconici, un capolavoro di surrealismo. La foto cattura Dalí in una posa drammatica con oggetti sospesi nell’aria: tre gatti che sembrano volare, un secchio d’acqua gettato, e un cavalletto con il dipinto della Leda Atomica. Halsman ha ripetuto lo scatto 28 volte prima di ottenere il risultato perfetto. Come non pensare alla nostra galleria e le millemila versioni dello stesso selfie tra cui scegliere? Uguale.

Tanti, tantissimi gli scatti indimenticabili (che non ho riportato per non spoilerare): quello del già citato Albert Einstein, scattato subito dopo la Seconda guerra mondiale, in un periodo in cui Einstein era profondamente preoccupato per le conseguenze dell’uso delle armi nucleari. In un ritratto sobrio, in bianco e nero, con Einstein che guarda direttamente nell’obiettivo, Halsman riesce a catturare la gravità e la profondità dei pensieri dello scienziato, trasmettendo un senso di urgenza e riflessione. O la foto di spalle di Winston Churchill, imponente, in un parco. A corredo, lo scambio di battute tra i due che mostra un Churchill “isterico” e un Halsman divertito, quasi dispettoso al cospetto del grande statista. E poi Bogart e Bacall, Ingrid Bergman, Bette Davis, Judy Garland, Marina Vlady, Tippi Hedren (anche durante le riprese de Gli uccelli di Hitchcock, 1962), Marlon Brando, Vivien Leigh, Ava Gardner, Märta Torén, Barbra Streisand, Bob Kennedy e molti altri.

In fondo all’elegante percorso espositivo, la serie Jumpology. Prima di salutare, Halsman proponeva ai suoi soggetti di spiccare un salto: un momento per lasciarsi andare, l’opportunità di rivelare un lato spontaneo e autentico delle loro personalità. Probabilmente, gli scatti più veri di tutti.

Lampo di genio è la descrizione perfetta dell’esperienza che offre: un’esposizione che riesce a divertire e a ispirare, permettendo di apprezzare il genio di Philippe Halsman in tutta la sua complessità e brillantezza. Se siete a Milano, è una tappa obbligata per chi ama la fotografia, l’arte e la storia della cultura visiva del XX secolo.

E dopo questa lunga carrellata di influenti personalità in tutti i campi, dalla musica, all’arte, allo sport, al cinema, alla politica, alla scienza, possiamo tornare a riflettere sul nostro ego smisurato camuffato da insicurezza e ai nostri selfie accalappialike.

Prossimamente, il test “misura la tua autostima mettendo i like ai tuoi stessi post”! A presto!

Michele Lamacchia

Le parole creano mondi


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