Cari Mutandonia (ma potrei elencare allo stesso modo tutti gli altri rivenditori di intimo di massa come Mutandissimi o Mutandamamay o GoldenSlip o gli altri), vorrei chiedere una cosa.
Come il falegname non riesce a guardare una sedia senza fare le proprie considerazioni sui materiali e i metodi di lavorazione, o un parrucchiere non riesce a guardarmi senza chiedermi chi è che mi ha fatto questi capelli, da sociologo, da scienziato sociale, non riesco a passeggiare per il centro senza fare delle considerazioni sulle persone, sui meccanismi che intercorrono tra queste e sui vari perché le cui risposte costruiscono la società.
Uno di questi mi arriva da un mio affezionato lettore che mi chiede: “Michele, come mai si vendono così tante cose per le femmine?”. La risposta non è così semplice da dare non solo perché potrebbe cambiare il corso della storia, ma anche perché il mio interlocutore ha sette anni.
Per non disperdere le energie, ho scelto di individuare nel piccolo la riproduzione del grande, concentrandomi su aspetti precisi, su modelli a campione: negozi di intimo.”Risaputerie”, si dirà. No. Tutti potremo essere concordi nel dire che, se ci si abitua alle cose come sono, se le diamo per scontate, fisiologiche, non ce ne accorgiamo più. Come i treni che passano sotto casa o il rumore del frigorifero.
E mentre noto che una vetrina piena di borse, fossero anche borse da uomo, non ha nessunissima attrazione per un uomo (non fosse questo, forse, un venditore di pellame), noto anche, numeri alla mano, che i negozi di intimo hanno un assortimento donna-uomo nella misura (piuttosto standard e regolare) di quasi 7 a 1.Es.: 44 tra stands e spalliere di prodotti per donna contro 7 stands e spalliere di prodotti per uomo.
Non sono stati conteggiati gli articoli per bambini e (per irrilevanza delle percentuali), non si è tenuto conto della biancheria da donna indossata dagli uomini.
Cari Mutandonia (Mutandissimi o Mutandamamay o GoldenSlip o gli altri), desidererei conoscere i criteri adottati per arrivare a questo tipo di assortimento. I ragionamenti, il blindtrustismo. Da solo ho potuto elaborare le seguenti considerazioni:
– Gli uomini non hanno gusto. Sono loro che cercano (“domanda”) della biancheria la cui forma e sostanza sia quasi-come”fantozziana”. E che hanno come idea di colore-vivace-top il kaki.
– L’assortimento da uomo è solo un pro-forma. Perché l’uomo che accompagna la donna a fare shopping almeno si illuda di entrare in un negozio per tutti e quindi si svaghi un attimo “Vai nell’angolo tuo, intanto che”. Dopo 18 minuti l’uomo conosce ormai a memoria il suo spazio nero-grigio-blu-kaki e ha cominciato a mettere ossessivamente le gruccette in ordine per articolo (S, M, L, XL slip nero – S, M, L, XL, slip grigio e così via).
– In realtà la linea “Uomo” è volutamente basic in modo da stimolare la fantasia di lei.
– In realtà la linea “Uomo” è disegnata da un gerarca sovietico in pensione.
– In realtà la linea “Uomo” è comunque una linea “Donna”, solo un po’ più sobria.
Desidererei sapere di cosa sono fatti i vostri piani creativi per quanto riguarda le prossime linee “Uomo”. Sarebbe, per me, un’importante indicazione sull’andamento delle proporzioni “Maschi e femmine” con cui elaborare una risposta al mio affezionato lettore settenne e, eventualmente, se (mutandis mutandum) prevedete la possibilità di un nuovo modo di concepire l’intimo maschile in qualità e quantità più equilibrate rispetto a quello delle femmine. Il micro-modello preso a riferimento potrà essere usato come riproduzione del macro-sistema commerciale.
Intanto lo rassicurerò dicendogli che lui porterà sicuramente delle mutande più brillanti delle mie e io ho ancora quelle di quando avevo tredici anni, con delle specie di gabbiani.
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meglio “l’angolo tuo” delle panchine davanti ai negozi… ho visto tristi scene da saldi che voi umani…
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