La Befana tiene le corna

A casa non si festeggiava il Natale, perché Babbo Natale non esisteva e san Nicola era troppo di chiesa per portare i regali materiali, al massimo poteva portare una preghiera o una benedizione. E pure, seppi da grande, Santa Lucia che svolgeva più o meno le stesse mansioni ma con gli occhi in mano.
Gesù Bambino manco a parlarne: stava là nel presepe al centro dell’attenzione, sotto il controllo di tutti, che non si poteva né voltare né girare. Rimaneva la Befana.
La Befana a casa era bizzarra: portava la busta con i dolci (non la calza, ma il sacchetto di plastica modello pescheria) (abitavamo di fianco a una pescheria) perché eravamo stati buoni e però anche un pezzo di carbone per ricordare che, anche se lo volevi negare, un poco monello lo eri sempre. Poi portava un gioco.
Io per tre anni di fila ricevetti un fucile di plastica: era il più bel regalo della mia vita. Solo che al sette, otto gennaio spariva per ricomparire ai piedi del letto il sei gennaio dell’anno dopo.
Era, ripeto, il regalo più bello della mia vita! Per tre anni di fila.
Poi un’estate per recuperare una pallina mi arrampicai sull’armadio e trovai il fucile.
Me’, finita la befana.

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