
Ciao amiche e amici, come state? Io bene, in attesa di riprendere le normali trasmissioni, riflettevo su quanto possano risultare significative cose piccole piccole come le carte di credito, le patenti, le schede SIM dei cellulari, certe persone di cui senti la mancanza solo quando ti sono state portate via, le hai perse o le hai gettate a mare perché “io sono fatt* così”.
A proposito di cose mini. Ci sono libri che ti portano a girare pagine su pagine, e poi c’è “Racconti brevi e straordinari” di Jorge Luis Borges e Adolfo Bioy Casares, pubblicato in Italia da Adelphi, che ti sfida con racconti così sintetici da farti pensare: “Ho finito davvero o mi sono distratto?”, che ti accompagnano dal bar alla fermata del tram e ti lasciano lì, con lo sguardo perso e un mezzo sorriso. Perché sì, ogni racconto è una micro-pillola di letteratura che sembra finire prima di cominciare.
Borges e Bioy Casares, due giganti della letteratura sudamericana, che avevano un rapporto simile a quello di due amici al bar che si sfidano a raccontare la storia più incredibile nel minor tempo possibile. Collaboravano da anni (persino scrivendo sotto pseudonimo con nomi buffi come H. Bustos Domecq), e questa raccolta è uno dei frutti di quella complicità letteraria.
L’idea era semplice e geniale: assemblare brevi racconti, leggende, aneddoti e paradossi raccolti da tutto il mondo, per creare un compendio di meraviglie tascabili. Una specie di “enciclopedia delle curiosità” che può sembrare leggera, ma che ti fa inciampare in profondi dilemmi filosofici, senza avere scampo.
Al di là della preziosità oggettiva dei contenuti, credo che questa raccolta sia una piccola palestra per la mente: storie che durano lo spazio di un caffè (senza zucchero, per restare vigili) ma che lasciano il lettore a fissare il vuoto cercando il senso nascosto dietro due paragrafi e mezzo. Ed è una palestra anche per chi scrive: quello che personalmente faccio (e che ai miei corsi suggerivo di fare) in corrispondenza di “blocco dello scrittore”, di “pagina bianca” o per sbloccare l’ispirazione* (*SPOILER ALERT: l’ispirazione non esiste, esistono solo la disciplina, la costanza, l’esercizio) è leggere racconti brevi.
In questo libro, ogni racconto è una miniatura perfetta, un origami narrativo piegato e ripiegato fino a occupare pochi centimetri di carta, ma capace di esplodere nella testa del lettore come una domanda, come un tuono.
Ironia, paradossi, leggende e intuizioni brillanti si alternano come in una fiera surreale. Trovi l’uomo che sfida il destino, l’alchimista che gioca con l’eternità, l’aneddoto filosofico che sembra messo lì apposta per farti sentire poco sveglio. E poi, in un battito di ciglia, sei già nel racconto successivo. Che buffa che sa essere la vita.
Un libro perfetto per chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare alla vertigine del pensiero laterale.
In sintesi, un piccolo classico che unisce Borges e Bioy Casares in un’operazione geniale, originale, sicuramente affilata. Breve, sì. Straordinario? Decisamente.
Curiosità bonus? Pare che Borges e Bioy Casares passassero lunghe notti insieme a leggere e ridere di stranezze pescate nei libri più improbabili. Questo volume è anche il risultato di quella strana allegria condivisa: raccogliere l’assurdo, il fantastico e il sublime, e restituirlo al lettore con l’ingannevole leggerezza di una piuma.
Come diceva Borges:
“L’amicizia non ha bisogno di frequenti parole, ma di presenze silenziose.”
E questa raccolta lo dimostra: dietro ogni racconto c’è la presenza silenziosa di due amici che hanno saputo fare della brevità un’arte e della leggerezza un modo di pensare.
Così, mentre sfogliate queste pagine “mignon”, ricordatevi che a volte basta una frase scritta bene per aprire mondi interi (e basta una frase scritta male per chiuderli). O come avrebbe detto lo stesso autore, per ricordarci che la letteratura è fatta di “brevi, misteriose epifanie“.
Ciao ciao!
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