L’infinito è nascosto nell’attimo presente

Amiche e amici, come state? Io sto cercando di stare bene, ma le cose che mi circondano non mi tornano, mi fanno fesso e mi viene la tachicardia e non dormo più. Una mia amica, ma più di un’amica! Una sorella! (che adoro e che saluto) mi ha consegnato Questo immenso non sapere di Chandra Livia Candiani, edito da Giulio Einaudi per la collana Le Vele.

“Esercitare la meraviglia cura il cuore malato che ha potuto esercitare solo la paura.”

Ci sono libri che non si leggono, ma si respirano. Eccolo uno di questi. È un soffio di vento gentile, una pausa in mezzo al caos, uno spazio dove il silenzio si fa parola. Candiani non racconta, ma sussurra. Ci accompagna tra le pagine con la leggerezza di chi sa che l’essenziale non ha bisogno di rumore. La sua scrittura è un filo di luce che collega l’infinitamente grande – il cielo, gli alberi, i misteri della vita – all’infinitamente piccolo: una lacrima, un battito di ciglia, la solitudine che si fa poesia.

“Le verità del cuore quasi mai si accordano con quelle del mondo.”

La magia del “non sapere”

Leggere Candiani significa abbandonare la presunzione di capire tutto e accogliere il mistero. Le sue riflessioni toccano temi universali come la natura, la meditazione e l’amore per l’invisibile, ma lo fanno con una delicatezza che incanta. È un libro che non dà risposte, ma spalanca domande. E in un’epoca che sembra ossessionata dal “sapere”, questa è una rivoluzione.

Un invito alla presenza

Le pagine di questo libro sono impregnate di una spiritualità che non vuole insegnare, ma semplicemente esserci. Candiani ci invita a fermarci, a osservare, a sentire. È come una mano tesa, che ci guida fuori dalla fretta quotidiana per mostrarci la bellezza dell’attimo presente.

“Gli animali e gli alberi insegnano a non sapere, a tollerare di stare al mondo senza l’ossessione di capire. La loro assenza di controllo mi insegna la fiducia.”

Perché leggerlo?

Perché Questo immenso non sapere è una carezza per l’anima. Perché ci ricorda che, anche nella fragilità, c’è forza. E perché, in fondo, tutti abbiamo bisogno di tornare a stupirci di fronte all’immenso. E all’invisibile.

Quando vi vengono i pensieri intrusivi, prendetelo, leggete qualche riga. Poi qualche pagina. Piano, leggetele con calma, magari accanto a una finestra, mentre fuori piove. Lasciate che le parole facciano effetto. Questo è un libro “disordinato”, che invita ad accettare la meraviglia delle cose senza che le cose ci travolgano togliendoci il sonno e l’infinita bellezza dell’attimo presente.

Michele Lamacchia

Le parole creano mondi


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