http://stodelirando.com/2012/03/20/pezzi-di-memoria/
(sottofondo musicale suggerito: The Doors – Alabama song – Whiskey Bar)
Il tipo, che diceva di chiamarsi una volta Jean Claude, un’altra Duchamp, un’altra Gérard o Depardieu, mi chiese venticinque franchi per la micro-consumazione e altri sedici per la lettura.
«Mi pare un po’ troppo, monsieur» dissi quasi senza alcuna voglia di polemizzare, ancora la bocca di crème brûlée, «Per dessert e pochi minuti di pagine stropicciate, mi chiede quasi quaranta franchi…»
«Quarantuno, per l’esattezza» mi corresse l’omino a righe «Dimentica il gelato al gusto pomodoro che ho provato a farle assaggiare» il vivace signore che diceva di chiamarsi una volta Luc, un’altra Père-Lachaise, irrigidendosi sotto il baschino.
Il gelato al pomodoro era una cosa che come idea non potevo concepire, come la pizza all’ananas a Soho, Cielo! Il Signore del Buongusto mi fulmini! Scuotendo la testa cacciai i fantasmi di quell’orrore da me, cercando in tasca quei soldi con i quali pagare il commovente CROCK! dello zucchero caramellato e anche l’oblio di quell’attentato alla mia sensibilità di degustatore mancato.
«Ahi!» dissi improvvisamente in colpa, stramortificato «Ho solo quasi venti franchi, monsieur».
«Diciotto, per l’esattezza», corresse lui. Guardavamo per terra, entrambi a disagio.
«Signore, pardonne moi», disse con occhio liquido Daniel o Pennac o Dom Pérignon, «Posso chiederle, al posto dei suoi soldi, un pezzo della sua memoria, per favore?»
«Cosa?», feci un’inequivocabile bocca a punto interrogativo, tra il preoccupato e il forse-salvo.
«Un appunto, un titolo di viaggio, un suo racconto, sì! sarebbe perfetto! Vede, signore, io non ho memoria. Ogni minuto riparto da zero, non so già cosa ha consumato. Io non ho una vita mia. Non sono nessuno. E qui, nelle vostre memorie io posso credere di vivere e di aver vissuto. La prego. Le offro del gelato buono, che ho inventato io. Mi lasci un pezzo della sua memoria».
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