Per sue proprie caratteristiche antropologico-naturali, l’uomo maschio tende ad avere un approccio pratico e lineare alle cose, emotivo sì, ma con sufficiente distacco. Le cose vanno fatte e gli devi dire come (nonostante non voglia riconoscere la sua folkloristica, primitiva avversione all’uso dei manuali d’istruzioni), perché quando c’è da fare l’uomo funziona a risparmio energetico e deve, dunque, essere funzionale, rapido, spendere meno tempo ché c’è la partita.
Se un uomo deve andare da A a B percorrerà un segmento lineare (def.: “Parte di retta compresa fra due punti“). Se lo stesso percorso deve essere seguito da una donna, essa seguirà un’iperbole (def.: “Luogo dei centri delle ellissi omotetiche alle due ellissi date e
e in modo che siano tangenti alle stesse
e
“) che per andare da A a B passa necessariamente per un negozio di scarpe (Io faccio eccezione, visto che la settimana scorsa per comprare dei pennarelli fluo su Amazon, mi sono comprato due paia di stivaletti e delle polacchine).
Per il papà la questione è delicata, perché ha a che fare con altre persone (figli) e non è scontato che riesca a farsi capire. E lo dico da padre di due femmine in perpetua evoluzione, di cui una pre-adolescente.
Quindi, amici uomini (ma anche amiche donne che vogliono contribuire alla gestione ottimale di dinamiche genitoriali) parliamone, confrontiamoci.
Di volta in volta proverò a trattare un tema, un episodio, una problematica evidenziata da me o dalle vostre domande (i classici “Chiedilo a Lamacchia” (a titolo di esempio questo post sul sonno, oppure questo sui peli: mi arrivano tante di quelle domande che non sempre riesco ad evaderle tutte in tempi brevi, ma con un po’ di pazienza tutti possono essere accontentati) che mi potete inviare alla mail leparolecreanomondi@gmail.com, o in posta Facebook (specificando la rubrica e il tema).
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