Adozioni gay: questione di modelli

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D.: Caro Michele, mi considero una persona affatto all’antica, dalla morale solida e aperta ai cambiamenti della società. Personalmente sono favorevole al riconoscimento dei diritti civili per le coppie omosessuali, ma nutro qualche perplessità verso l’adozione di bambini da parte di persone dello stesso sesso e, per quanto mi sforzi di capire, continuo a credere che sia fondamentale che i bambini crescano con un modello maschile e uno femminile da cui prendere i riferimenti. Cosa ne pensi? (Federica, 37 – sposata, madre di due bambini).

R.: Cara Federica, grazie per la tua lunga mail che ho riassunto così e grazie per darmi l’opportunità di esporre il mio punto di vista.

Il riconoscimento di diritti (fondamentali) per le persone (siano esse omosessuali o no, non sia determinante) è un segno di civiltà per un paese “moderno”. L’Italia. per questo, è l’ultimo dei paesi occidentali. Che uno direbbe: “È sempre un primato!“. No, non è bello. Non si gioisce per chi la spara più puzzolente.

Ora, che i gay si vogliano sposare o meno, che cosa può togliere a una coppia etero? Direi nulla. Non è che qualcuno ti costringe a fare il regalo! Nulla. Estendere dei diritti non toglie nulla a chi quei diritti ce li ha già (a meno che il tuo ex marito non si risposi con un altro uomo e allora sì che il gay ti toglie quello che fino a ieri era, per esempio, il tuo diritto alla reversibilità della sua pensione in caso di morte. Però è un po’ come la carogna che sta sopra al carognone!).

In ogni caso, quale può essere il fastidio? Vi danno fastidio i gay? Ebbene sì: a me danno fastidio i gay. Vi sarà capitato mai, no? Parlo ai maschi: state a fare benzina al self, o a giocare alle macchinette o in coda alle casse, passa un gay e ZAM! ve lo mette in culo! E che ca**o! Nella metro a Roma, nel casino, quante volte: ZAM! L’altra mattina, uno:

– Le è caduta la penna…

– Ah, grazie!

ZAM! E non si vive più!

Questi i gay maschi. Le lesbiche invece non so, non ho presente come sono. Tranne quelle di certi film che si spalmano sui cofani delle macchine e si insaponano a vicenda. Insomma: sono molto pulite, secondo me.

Credo che ne sappiamo ancora poco e vogliamo rimanere nei nostri comodi pregiudizi. Ma stiamo divagando. Torniamo alla questione.

Tu (e non sei sola) dici di essere aperta, moderna e “civile”, ma ritieni che sia importante (“fondamentale”) che il bambino cresca con determinati modelli di riferimento: uno maschile e uno femminile. Altolà! Io non ti dirò che ci possono essere coppie etero in cui i ruoli maschio – femmina possono essere invertiti (nel senso), così come volutamente non parlerò di casi limite come famiglie sbandate, figli orfani cresciuti da matrigne di Cenerentola, zie di marzapane, lupi delle steppe o bambini venduti (tutte cose che esistono già), né di coppie gay (s)vestite da pride in borchie e chiappe nude e mascara. Chi lo fa è in assoluta malafede oppure è talmente ingenuo da essere troppo stupido o viceversa.

In condizioni standard ci sono bambini, vite giovani che non hanno niente o quasi niente da perdere.

L’errore più grave nel tuo ragionamento, secondo me, è credere nel dogma dei modelli. Quando ero piccolo io i modelli erano perfettamente chiari e inequivocabili, identificati nei lavoretti che facevamo per la festa della mamma e nella festa del papà: la mamma era un grembiule a cuori con il cucchiaio in mano, il papà era un gilè a quadri con la cravatta e la pipa. Alla mamma il mestolo, al papà il giornale. Alla mamma il kit per cucire, al papà le pantofole e il posacenere (tutto costruito col Das, mollette da bucato, cartoncino e Vinavil®).

Cosa si intende con “modelli di riferimento maschili e femminili“? Continuare a spiegare che uomo e donna non solo sono diversi ma hanno capacità e specifiche differenti tra loro? Che i figli devono crescere sulla falsariga di esempi strumentali (il padre che ti insegna come stare al mondo se sei maschio, la mamma che ti insegna i mestieri di casa se sei femmina)? E tu, Federica, chiedendo che i figli continuino ad avere dei riferimenti di genere specifici non stai forse continuando ad alimentare quella stessa, mortificante idea che la donna sia diversa dall’uomo? Non sarebbe finalmente l’ora di sganciarsi da questa linea primitiva legata all’assegnazione di compiti e ruoli legati al genere?

Pensaci.

Io credo che si possa superare l’assegnazione di compiti e, di conseguenza, la definizione di “modelli”. Tanto quei lavoretti di Das non si fanno più, il papà non fuma più la pipa e la mamma può andare a lavorare, i papà possono cambiare pannolini o svegliarsi di notte per badare ai figli. Nel resto d’Europa i papà devono prendersi dei giorni di paternità per assistere i propri figli e alleggerire il carico delle mamme. I papà devono avere gli stessi compiti delle mamme. I papà e le mamme devono poter essere intercambiabili nelle loro funzioni. I papà e le mamme possono essere dei buoni modelli: di genitori. Il modello “maschile” e il modello “femminile” non ha senso, se non nella necessità di continuare a controllare e manipolare una differenza primitiva, maschilista e paternale dell’uomo sulla donna.

Pensaci.

E non aver paura.

 

Michele Lamacchia

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4 pensieri su “Adozioni gay: questione di modelli

  1. Credo di essermi appena innamorata (metaforicamente parlando, non sono una stalker o una psicopatica) di te, del tuo modo di esprimerti attraverso un bellissimo articolo ma, soprattutto, del tuo pensiero che non fa una grinza perché eticamente e moralmente corretto. Fantastico, davvero.

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  2. Questo post me lo salvo per quando avrò delle discussioni su quest’argomento (che al giorno d’oggi avanzano pure) e mi sarò scocciata di parlare con parole mie.
    Le parole tue sono bellissime e vanno perfettamente dritte al punto. 🙂

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