A scegliere il presidente non sono buoni tutti.

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Non è sempre facile trovare un accordo.

A scegliere il presidente non sono buoni tutti.

Ecco come sono andate le cose. Ieri sera stavamo a casa con degli amici e si parlava di presidenti. A quel punto, siccome le opinioni erano tante ma limitate solamente alle proposte dei partiti, abbiamo pensato di fare le “casearie“, cioè di consultarci a casa e comunicare noi un nome alle segreterie dei partiti. D’altronde il campione era vario e rappresentativo: tranne me erano tutti grandi elettori, si può dire.

Eravamo io, Emma Marrone, Giacinto Auciello, Ettore Andenna, Simona Tagli, Marco Predolin, Gegia, Dj Jad, la Lecciso (l’altra), la Carlucci (l’altra), Veronica Castro, Manlio Dovì, Al Bano, il cane di Paolo Limiti (con il cane), un gatto di Vicolo Miracoli, Vito, Miranda De Pedra, l’ottimo Luca Sardella (che quando non canta o non fa le piante è bravo!), Gianni Celeste, Martufello, una parente della Parodi (che si chiamava uguale), il sosia di Renato Zero, Mandi Mandi, Chiara di Paola e Chiara, Miriana Trevisan, uno che stava, Roberto Carlino, il baffo della birra Moretti e Francesco Amadori.

Cercavano un nome che mettesse d’accordo tutti ma era impossibile date alcune posizioni radicali, tipo quella di Al Bano, ma avremmo proposto il più votato. La discussione fu accesa e purtroppo non abbiamo prove fotografiche di questo. Posso dire però che, a differenze di quelle nei partiti, io ho lasciato apposta la porta aperta come si fa quando muore qualcuno, così chi vuole può entrare per un saluto alla salma, una condoglianza o per portarsi via una cornice d’argento.

Ho distribuito i fogli per il nome, da infilare poi in un porta-fiori. A uno a uno, gli ospiti mettevano il loro biglietto piegato in due o in quattro nell’apertura. Emma ha sputato la cingomma nel foglietto, l’ha piegato e la imbucato.

Prima dello spoglio ci siamo presi una pausa e ho notato che c’era molto attrito tra le diverse correnti: chi sosteneva che il presidente avrebbe dovuto essere un cattolico osservante, un conservatore, uno che potesse rappresentare l’anima solida del paese (Al Bano, Auciello, Amadori), altri che invece volevano la svolta innovativa con un presidente giovane, laico, simpatico e piacione (Andenna, Chiara, Limiti), altri facevano solo casino (quello che girava di continuo dicendo “Libidine! Doppia libidine!”, Mandi Mandi e il cane uguale), Sardella che intratteneva le varie sorelle di, Dj Jad che, in una nuvola di fumo, insisteva per farsi spiegare da Gegia e Emma che cosa erano i purceddhruzzi.

Scrissi i vari nomi trovati nei biglietti direttamente su un cartellone. Tra i voti validi c’erano anche un “Libidine!”, un “Solide realtà”, un “#marcomancinisufb”, un “Corona libero uno di noi”, un biglietto con la cingomma schiacciata dentro con la scritta “LADRI!”. Contai un voto per Paolo Fox, tre per una donna (Janira Majello), due per Raoul Bova (un voto contestato perché aggiunti cuoricini e la scritta “K Bono”, un solo voto per Al Bano (probabilmente autovotato), che per il nervoso spaccò a terra una bottiglia di vino bianco, si girò per andarsene e inciampò nella sciarpa cantando “EEEEEEH!!!”. Ma la classifica ebbe alla fine un vincitore assoluto, uno che parlava alla gente, conosciuto nel mondo, giovanile ma ancora per poco, uno bipartisan che sia “viva la mamma”, sia “viva la f*ca”, uno che si diverte e che diverte. Non di nuovo Berlusconi, ma Jovanotti.

La serata è finita con i superstiti a cantare le canzoni di Lorenzo con la voce di Renato. Tranne Vito che faceva finta.

 

Michele Lamacchia

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