
Amiche e amici come state? Io bene. Per uno scalo, sono bloccato a Fiumicino, dove il concetto di “coincidenza” non è mai stato così calzante (infatti spesso riuscire a prenderne una, qui, è veramente un caso).
A proposito di tutto ciò, ho finito Ogni coincidenza ha un’anima, il libro di Fabio Stassi edito da Sellerio. Avevo già la copia cartacea che da mesi mi aspettava sullo scaffale, ma quando l’ho trovato su Audible me lo sono fatto leggere dall’ottimo Neri Marcorè, mentre mi lasciavo dirottare da un gate all’altro.
La storia è quella di Vince Corso, un insegnante precario che si inventa il lavoro di biblioterapeuta: prescrive, cioè, come cura per l’anima, libri ai suoi “pazienti”. Un giorno, nel suo studio in via Merulana, arriva Giovanna, il cui fratellastro Fabrizio, affetto da demenza, sta perdendo tutto il suo sapere. Uno con una capa tanta, conosce più lingue, ha girato il mondo… e ora? Riesce a ripetere ossessivamente solo alcuni frammenti di frasi. Saranno brani di un libro? Quale? E perché si ostina a citare sempre gli stessi passaggi? Forse c’è qualcosa che vuol farci sapere? Da questo punto in poi, la storia si trasforma in una specie di caccia al tesoro.
La scrittura di Stassi è molto bella senza essere stucchevole né ricercata anche se i dialoghi, a mio parere, risultano un po’ forzati per essere a Roma oggi. Una Roma superficiale, sciatta, abbandonata alla rabbia e ai mugugni della gente. Un po’ come questo aeroporto.
La suspense del “giallo” si perde un po’ nella “spiegazione” delle coincidenze ma probabilmente non è quello il senso della ricerca: le numerose reference, le citazioni, i rimandi a libri che, in un modo o nell’altro, ci appartengono rendono il testo un atto d’amore nei confronti della parola scritta.
Pagella (e pareri personali). Stassi (che adoro) bravo (8/10) ma si rende poco simpatico quando fa il piacione o il saputello. Le epigrafi in francese molto suggestive, se tradotte in italiano le avremmo capite tutti godendone. I monologhi socio-paternali anche meno (5.5/10); Marcorè eccellente lettore, tiene alta l’attenzione di una storia pensata per essere lenta come un film di Ingmar Bergman e la sua pronuncia in qualsiasi lingua è perfetta (10/10)
Oh, nel frattempo mi hanno fatto tardare ancora la coincidenza. Un caso? Non credo
Michele Lamacchia
Le parole creano mondi