Pezzi di memoria.
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Chi si ferma è perduto (sempre e per sempre). “Cati piru ca ti mangiu” (proverbio popolare) – “Chi non ha voglia di lavorare non dovrebbe avere nemmeno voglia di mangiare” (cit.) Io ho avuto mazzate. Ho sentito il freddo. Ho provato la fame. Io ho dormito nei treni, ho dormito per terra, ho rinunciato a dormire, ho gridato nel buio, ho pianto di rabbia. Ho mangiato patate, ho provato di tutto, ho consumato le scarpe, ho chiesto qualcosa, ho anticipato la sveglia, ho viaggiato nascosto, ho strappato giornali, ho strappato le erbacce, ho potato gli alberi, ho buttato i rami … Continua a leggere Chi si ferma è perduto (sempre e per sempre) [Free24 #32]

Dice “Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo”.
Io sono combattuto tra godermela o piangere tutto il tempo.
C’è grossa crisi? “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato’” (A. Einstein, riferendosi alla “grande crisi” del ’29) Quando ero piccolo non tutti avevano due macchine, ma spesso nemmeno una. Lo zio ricco aveva una 131 Mirafiori, quello così così la 127, quello … Continua a leggere C’è grossa crisi? (da Free24 del 29/06)
«Quando arriviamo?» Perché non mi mordo la lingua? Potevo portarla al Mac, o lasciarla davanti alla tivù. O giocare alla casa, alla parrucchiera, alla mamma e alla figlia! Avrei fatto ANCHE la mamma, all’occorrenza. «Monia, quando arriviamo?» Daccapo «Mò, mò. Siamo arrivati, non vedi il mare?» «Moni, anche prima hai detto così…» «Uffa!!!» «E pure prima prima…» «…» «E pure prima prima prima…» «Ehi!» Brava, il mio genio del male! «Andiamo al mare?» come se MAI avesse potuto rispondermi “No, grazie. Preferisco rimanere a contemplare un punto fisso nel vuoto. Tu non badare a me, fai come se non ci … Continua a leggere Un posto al sole
Sì, ho incontrato il papà di Walterino, fuori l’asilo. Mi ha chiesto se andiamo con loro al parco divertimenti, ma non è che io non ci voglia andare, eh! È che è un periodo speciale, bello mio, ché le cose non sono proprio come avevo immaginato. Quando ero piccolo piccolo quanto te già sapevo che ti avrei avuto. Sapevo già che avresti avuto questi capelli, questi occhi. Ti immaginavo meno alto, invece. E già sapevo come ti saresti chiamato. Come il nonno. E già sapevo che avrei badato io a te, alla mamma, alla casa. A tutto. Sapevo già tutto. … Continua a leggere Piccole storie di cui nessuno parla
“Il povero Chicco dormiva abbracciato al suo orsetto preferito, nel lettino della sua nuova cameretta. Sognava la festa del suo primo compleanno, che si sarebbe dovuta tenere l’indomani. Ad un certo punto il sogno è stato spezzato dall’incendio che si è sprigionato al piano di sotto della sua casa. Il suo cane Billo ha cercato di farsi largo tra i fumi. Ma purtroppo per lui non c’è stato niente da fare” la musica di sottofondo, un laconico Ludovico Einaudi, sottolinea il momento in modo struggente. E dopo “In spiaggia adesso: qual è il look più trendy dell’estate? Il microstring da … Continua a leggere “Col giornale ci incarto le cozze”
Il giorno in cui sono arrivato a Brindisi (non proprio quello stesso giorno, il giorno dopo) mi chiamò uno dei miei diretti superiori nel suo ufficio. Ci andai. Noi soli dentro la stanza. E le elezioni fuori. Mi fece promettere che avrei votato il “suo” candidato, altrimenti «te la farò pagare da mò e per sempre». Considerando che era ancora il mio periodo di prova, questa cosa mi fece stare molto molto male, al punto da parlarne ancora oggi con angoscia. Per fortuna non feci in tempo ad essere iscritto nei registri elettorali del comune di Brindisi e votai a … Continua a leggere Tu chiamale se vuoi… elezioni
Quando lessi il decreto di Sua Eccellenza il Commissario Straordinario che ne ordinava la demolizione mi stropicciai le maniche sugli occhi non potendo credere alla pesante leggerezza con la quale UNO, sentendosi sollevato da qualsiasi oggettiva responsabilità e allo stesso tempo investito di super-poteri, rivestito, glassato di arrogante superbia, con una firma su un foglio definiva la fine, la distruzione, l’abbattimento dell’ultimo simbolo dell’indirizzo culturale dell’intera città. Quel gesto (simbolico) rappresentava quella che, a tempo indeterminato , sarebbe stato l’indirizzo (politico) della sua deriva. Non sapendo tenermi un cecio in bocca, andai in fretta a parlarne con il Prefetto, quale … Continua a leggere Giù il sipario