Eccessivamente (XXXI.VIII.MCMDIIVIII)

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Ricorderemo questa estate 2014 come il ritorno degli eccessi, laddove questi rappresenterebbero estensioni, appendici, protesi del proprio IO. Personalmente mi chiedo perché si accinga in gran parte da quel baule di azzardi che sono stati gli anni ’80, quasi fossero stati un periodo BELLO! (Per me lo sono stati: ero talmente giovane da non capire che le spalline ad ali-di-gabbiano erano un orrore oggettivo e non una messa in scena urban di Ufo Robot). Se si registra una quasi totale scomparsa di perizomi e topless (in alcune isole della Spagna pare essere andato in onda il bikini con il disegno delle tette nude), nel complesso fare scena è diventato obbligatorio.

In una simbolica carrellata rivediamo insieme:

– Gonne e pantaloni a vita alta. All’eccesso (evidente) degli short a f.d.c. (fil di c*lo) già esplosi nello scorso inverno (giuro: ero in piumone, sotto i dieci gradi – mi ricordo – perché mi frizzavano le orecchie), si aggiunge il particolare (“Eighties always on the top”) della vita alta nelle gonne e nei pantaloni. Allora: non so chi ha re-introdotto questo dettaglio, ma credo che in un’ipotetica classifica di bruttezza si possa classificare un pochino sopra le spalline ad ali-di-gabbiano. Basta, riponete.

– Direttamente dagli ’80 anche la permanente. Signora, non ascolti le suppliche di sua figlia. Lei a suo tempo ha fatto l’errore. Non lo faccia fare anche alla piccola. E poi che vuol dire “Quanto tempo dura?”, è permanente! E se io me ne andassi in giro con un ciuffo alla Don Johnson? E con tanto di spalline nel blazer color ghiaccio? no, per piacere.

– Le calze velate nere. Signori, si sa: la moda, le mode, sono fatte sostanzialmente per le ragazze, per le donne. E’ qualcosa (penso) che viene da molto lontano, come il piumaggio della beccaccia o di altri uccelli (come la beccaccia) che non ho mai visto. Queste giovani donne che ho visto in giro in estate con temperature assordanti: con le calze. Sarà stato un modo per distinguersi, per decorarsi oppure per coprirsi. E andiamo al punto successivo.

– Peli. Non ho nulla contro i peli, ognuno può pelarsi come crede. Poi io non giudico: osservo. E ho osservato (in spiaggia, luogo deputato allo scoprimento più immediato) come quest’anno un numero piuttosto cospicuo di donne abbia deciso di lasciarsi crescere i peli delle ascelle in assoluta libertà (in certi casi in dimensioni e lunghezza superiori ai miei capelli). Mi sembrava di essere in una di quelle gallerie fotografiche inutili di Repubblica.it e invece era la realtà. Probabilmente in opposizione alla tendenza degli uomini di rasarsi sempre di più e ovunque. Ma al proposito c’è chi esagera nel senso opposto. E vediamo chi e come.

– Barbe e baffi. Nemmeno gli uomini si sono esonerati dagli eccessi, hanno anzi scollinato gli anni ’80 per finire indietro di un secolo abbondante, sfoggiando barbe dal volume vertiginoso (siamo passati da “Ammazza che fica la barbetta di tre giorni di Clooney, Bova…” a “Madonna che sangue mi fa quella massa così alternativa” che, a ragion veduta, è la stessa di Cionfoli o Beruschi. O di Rasputin) e baffi a manubrio alla Vittorio Emanuele o da forzuti del Caucaso. Ragazzi, occhio: questa cosa vi sta sfuggendo di mano. Ve lo dico.

– I tatuaggi. I tatuaggi poi sto notando come anno dopo anno dal dito si stanno prendendo tutto il braccio. (Avete presente l'”evoluzione Ralph Lauren”, no? Col ragazzo che indossa la polo col cavallo e alla fine è il cavallo a indossare la polo col ragazzo: uguale). Ecco: spariscono i delfini, le chiavi, le rose per essere completamente occultati da intere serre di fiori con geishe su carpe imbizzarrite su tramonti solcati da arcobaleni di draghi che portano in bocca bandiere con frasi di Osho, mentre i nomi delle persone care o frasi minimal come “Mamma perdonami” o “La tua invidia la mia forza” vengono incorporati in interi passi della Bibbia o della Divina Commedia, che uno mentre sta in coda per la granita “Scusa, sposti il braccio gentilmente che sto a pagina due?”.

Il ragazzo seduto sotto l’ombrellone di fianco è tutto contento perché oggi è il suo compleanno. Non me l’ha detto: l’ho capito io. Ce l’aveva scritto sul braccio: 31/agosto/1978. Ma perché scriverlo così grosso e in numeri romani?

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