Ladri di biciclette

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Ladri di biciclette

 

“Un attimo e la faccia di Pogo si aggrappò all’asfalto, la bicicletta lo superò rumorosamente. Glì sembrò come se un grosso blocco di cemento lo stesse schiacciando a terra. Un peso terribile che non gli permetteva di respirare.

Appena provò a pensare gli arrivò una scarica elettrica nella testa, come una morsa tra tempia e tempia.” (da “Mò avast!” – “Adesso basta!”, di M. Lamacchia)

 

Sono ormai quasi due mesi che non uso la macchina e i vantaggi sono diversi: la soddisfazione di non dover pagare la benzina, che nonostante i 50 dollari al barile ancora viaggia sull’euro e cinquanta, è forse la più grande. Al massimo la userò quando piove, ma qui piove davvero così poco, sinceramente…

Ci vado anche a fare la spesa, ho un bel cestino sul manubrio e, nel caso di spesa un po’ più ingombrante, mi porto uno zaino. Niente in confronto a certe coppie di olandesi o danesi che vedo ogni tanto escono dall’ostello della gioventù al rione Casale e si fanno la passeggiata a mare. Loro hanno delle borse enormi, dove immagino hanno tanta di quella roba che serve loro per attraversare l’Europa. Ci pensate? L’Europa in bici… Ora stanno realizzando la ciclabile più lunga d’Europa, che unirà Torino a Venezia. A Brindisi però non si riesce a fare una ciclabile che unisca il centro alle spiagge. Anzi: il centro storico viene riaperto al traffico. Perché? In tutto il mondo l’orientamento è l’opposto! Allora sono tutti pazzi? Qualcuno dice che chiudere i corsi al traffico è “la causa della crisi economica per i negozi del centro”. Allora il sindaco ne parli con Renzi! Riapriamo i centri storici d’Italia al traffico e facciamo decollare i consumi! Scusate, ma mi sembra una cazzata.

Quando ero a Firenze a studiare, una delle prime cose che feci per me fu comprarmi una bici usata. Una bici da strada usata ma in ottime condizioni. La pagai un’ottantina di mila lire: non molte ma tante per uno che, studiando, riusciva a risparmiare non più di cento, centoventimila lire al mese… Quasi subito me l’hanno rubata! Anzi, quel giorno mi rubarono due bici. Spiego. Quella mattina dovevo incontrare un amico di Taranto sui viali, nei pressi delle Cascine. Io lo incontravo per studiare psicologia, lui per studiare le ragazze scosciate (nota per gli addetti ai lavori: girare in bicicletta permette di guardare meglio i culi delle ragazze. Lo stesso non può farsi con la macchina, vuoi la velocità, vuoi l’attenzione a tante altre cose).

Quando sono tornato al palo, ho trovato una 28 al posto della mia. Vecchia e scricciata. Dopo qualche minuto di invocazioni ai santi e ai parenti di ogni genere e grado del fantomatico ladro (sostitutore) di biciclette, ho preso la mia nuova vecchia 28 e sono tornato in centro. Mi piaceva andare a Santa Croce, da Vivoli, a mangiare il gelato. E tu stesso vedi che ci sono decine e decine di biciclette, e che quindi non sono l’unico che la trovo utile. Se poi il comune mi mette le rastrelliere in piazza io non ho neanche l’imbarazzo di sentirmi fuori posto, emarginato. Sfigato. Infatti a Firenze e in tanti altri posti in cui ho vissuto, girare in bicicletta è come volare, non come qua. Che per farlo devi per forza essere un intellettuale.

In quell’occasione conobbi Giulia, una ragazza carina di Ancona, e dopo le solite chiacchiere scoprii che abitava vicino a casa mia ed anche lei era in bici! Ah, queste immagini dolci da film! “Passeggiando in bicicletta accanto a te”. Già gustavo tutti i gelati e le limonate dei giorni a seguire! Poi però sono arrivato alla rastrelliera e invece della “mia” 28 ho trovato una Graziella di merda. Le invocazioni di rito. Giulia che se ne va, vedendomi come un marziano che, esprimendosi in una lingua sconosciuta, guardava il cielo chiedendosi “Perché?”.

Il mio room mate, più pratico, mi spiegò che era pratica comune quella di prendersi le bici ed era una cosa così comune che era per quel motivo che nessuno quasi comprare una bicicletta nuova, in quanto c’era quanto “riciclaggio” continuo. E io non potevo farci niente, se non rassegnarmi all’idea e fare altrettanto. Mi fregai una olandese da donna e me ne tornai a casa: era nato il bike-sharing.

Stamattina me ne sto andando verso mare. Voglio uscire dal traffico paralizzato, dai semafori lampeggianti. Andare in bici non mi fa pensare a niente, mi fa sentire i profumi dell’aria, mi fa vedere le cose e le persone da una prospettiva diversa. Sto andando verso Acque Chiare, Apani, lungo tutta la falesia che sta crollando. L’aria di mare e gli spruzzi mi toccano il viso. Il vento di maestrale mi riempie gli occhi di lacrime e me le tira lungo le guance. Io mi alzo sui pedali e spingo più forte. Il rombo dell’aria nelle orecchie non mi fa sentire il rumore delle bombe.

Michele Lamacchia

@m_thespot

“Mò avast!” (“Adesso basta!”): http://www.lafeltrinelli.it/libri/lamacchia-michele/mo-avast-adesso-basta/9788891055439

“Nero”: http://www.lafeltrinelli.it/libri/lamacchia-michele/nero/9788891005069

Stolen-Bike

 

Michele Lamacchia

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