Anche io sparare

Amiche e amici, tutto bene? Io sì. Ero qui che mi caricavo di bile dopo aver ricevuto la proposta del mio padrone di casa di non registrare il contratto di affitto perché: “Non voglio dare 7.000 euro di tasse all’anno a quegli stronzi!” (dove “stronzi” sarebbe lo Stato, quindi NOI), così mi sono messo ad aggiornare la mia lista di personaggi da gambizzare, come medici e avvocati che “ti voglio venire incontro: non ti faccio la ricevuta così spendi meno”, e altri specialisti del nero come la media dei gioiellieri, (che dichiarano poco più di 1.000 euro euro al mese), i tassisti, i parrucchieri, i titolari di bar, concessionarie di auto e saloni di bellezza (che dichiarano redditi medi tra i 7.000 e i 17.800 euro, nettamente al di sotto di quello dei loro dipendenti che in media ne dichiarano 20.000) e altri che, ci fanno sapere, faticano ad arrivare alla fine del mese come, ad esempio, chi gestisce una discoteca, una sala da ballo, un night club, un centro benessere, uno stabilimento termale o un impianto sportivo guadagnando solo 400 euro l’anno* (tutta gente che adoro e che saluto).

Mi sentivo nel giusto, ma quando però sono andato cercare la mia Glock semiautomatica di fabbricazione austriaca e alcuni caricatori, nello zaino che uso per andare in giro fingendomi una persona normale ho ritrovato questo vecchio libro (un’edizione Oscar saggi Mondadori di svariati anni fa che portavo sul cuore e che in più occasioni mi ha salvato deviando pallottole che mi sono state esplose contro durante gli addestramenti clandestini nei boschi): Anatomia della distruttività umana, di Erich Fromm. E quindi mi sono calmato, perché niente come l’ignoranza arma la mano. E, insisto, la filosofia deve essere insegnata a scuola.

Come certamente tutti voi saprete, Fromm nasce come convinto psicanalista freudiano superando però successivamente (istintivismo vs comportamentismo) il suo guru insistendo sull’influenza che l’ambiente e la società hanno sul comportamento dell’individuo (al netto della propria personalità e delle qualità psichiche ereditarie).

Non avendo che dei rudimenti di certe discipline, dovuti a studi universitari e/o per la scrittura del mio precedente Nero, mi limiterò a descrivere sommariamente queste teorie, anche perché tempo 3, 2, 1 ci sarà il perfettino pronto a farmi un sonoro cazziatone (e se sapesse come pronuncio Freud!, ndr).

L’Animale ha degli istinti naturali che sono utili alla propria sopravvivenza (alla fuga, per esempio), ma possiede anche delle passioni radicate nel carattere che sono anche più forti di questi istinti. “L’uomo è alla ricerca del drammatico, dell’eccitante; se non riesce a ottenere una soddisfazione di livello superiore, crea per se stesso il dramma della distruzione”. Per farla semplice: quando non ha un cazzo da fare o a cui pensare o, più comunemente, non si sente soddisfatto delle propria condizione umana nella società, l’uomo si crea un diorama, una situazione, un film in cui poter essere leader, paladino, demiurgo. Secondo postulato: l’uomo si differenzia dall’animale perché è assassino.

In questo trattato, sempre di stringente attualità (perché non impariamo mai, si vede), il nostro vecchio amico vuole mostrare come vi siano fatti culturali, convenzionali, politici e più genericamente storico-sociali a condizionare i cosiddetti “istinti sadici” dell’uomo. Queste passioni, poi, trasformano l’uomo da semplice cosa in eroe, in un essere che cerca di dare un senso alla vita. Non sono banali complessi psicologici che si possono spiegare adeguatamente con qualche trauma infantile, con una seminfermità mentale da ricercare quale alibi: sono la sua religione, il suo culto, il suo rituale, che deve nascondere (persino a se stesso) a meno che questi non siano approvati dal suo gruppo (ognuno pensi al gruppo che ha in mente: politico, paramilitare, ideologico di destra, estrema destra, leghista, fascista, nazista, eccetera). Ecco perché è vietato giustificare.

Le pulsioni a controllare, sottomettere, torturare, il sadismo, la necrofilia, la guerra; le numerose sembianze in cui si manifestano le tendenze distruttive dell’uomo, tra cui quella di scendere in strada a sparare ai passanti in preda all’onnipotenza, sono i temi fondamentali di “Anatomia della distruttività umana”, dove l’appassionata polemica scientifica si alterna ad illuminanti esemplificazioni di personaggi assunti a valore di simboli, come Hitler e Stalin.

Uno di quei testi (non semplici perché Fromm non è biondo né riccioluto, né propriamente un aforista da Baci Perugina, tant’è vero che il suo Avere o essere l’ho cominciato mille volte senza essere riuscito ad andare oltre il CE L’HO) da prendere come riferimento per comprendere le radici, gli autentici caratteri e gli antidoti delle crisi di violenza che stravolgono la società contemporanea.

Nessuno si senta mai giustificato. Nemmeno io che prenderei drastici e concretissimi provvedimenti contro chi, con ormai 170 miliardi di euro annui di sommerso è, a mio avviso, il primo vero cancro del paese.

Ma, potendo colpire qualcuno (non fisicamente ma legalmente) da chi comincereste?

* fonte: dichiarazioni di impresa o di lavoro autonomo degli studi di settore, diffusi dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’economia.

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