
“Ci sono storie che meritano di essere vissute prima ancora di essere scritte.” (Claudia)
Amiche e amici come state? Io bene ma anche meno. Ero qui a struggermi davanti al sole al tramonto, abbandonato a crepuscolari considerazioni sulla morte. Come ho già detto, vivo l’autunno con la stessa saudade con cui soffro il tramontare (e morire) dell’anno, e mentre il passaggio di un nutrito stormo di uccelli migratori mi oscurava i pensieri, mi è venuto in mente Per quest’anno le rondini non tornano, il primo libro di Giuliana Dea, edito da Bookabook.
Claudia è la nostra voce. Ha 22 anni e vive in una famiglia caotica, in un condominio di personaggi grotteschi e sconclusionati, in una periferia di Milano lontana dalla città ordinata e lineare a cui la narrativa ci ha abituati. Una matrioska di sgangheratezza, proprio. Claudia si muove cercando un suo posto nel mondo tra lavori a caso in un contesto nel quale è difficile immaginarsi un futuro. Nella sua famiglia allargata alla Malaussène, Claudia è quella che si occupa di tutto e di tutti: del ficcante, dislessico fratello preadolescente; della moglie del fratello maggiore (abbandonata da questo che è sparito da quando l’ha saputa incinta); dei rapporti sempre poco empatici con il papà e la mamma (la cui L’unica preoccupazione è capire cosa fa, perché lo fa e come lo fa, salvo poi non essere d’accordo con la sua concezione di vita); coi vicini di casa come la vecchia sciura che tutti spia o con Stefano il passa-guai. Dove neppure la propria camera (“rifugio antisismico contro i terremoti dell’anima”) riesce a fare il suo, l’unico punto fermo in questo marasma rimane il giovane Federico che, come me, guarda fuori dalla finestra, osserva i fenomeni e ne trae poetica ispirazione e interpretazione (solo lui positivista, io crepuscolare):
“Il tramonto è una fine che ti lascia con l’idea di un inizio. Quando il sole tramonta un giorno è morto e sta a te capire se è morto per nulla. Ma non piangi mai su un giorno morto. Ne aspetti uno nuovo.”
Grazie, Federico. Mi fai pensare. “Ecco perché invidio i poeti. Perché nelle loro mani un tramonto diventa un miracolo.”, pensa anche Claudia, di cui è amica e confidente.
La storia, suddivisa in capitoli raggruppati in comode mensilità, si regge su dialoghi fitti e brillanti, dove i numerosi personaggi si pungono con battute pronte, ironia e sarcasmo. La penna di Giuliana è precisa e capace, ci porta dritti nella scena. Non ci risparmia i pensieri di Claudia la cui routine, in questi mesi, viene investita da eventi ed emozioni che non pensava di poter provare e che la costringono a mettersi in discussione. Anche a rivalutare i rapporti con le persone, come con la madre per esempio, di cui rivaluta la distanza.
“Ci sono cose che non ti potrà spiegare mai nessuno, potrai solo provarle. E quando le proverai la spiegazione arriverà da sola. Non adesso, mentre non capisci perché la Terra ti gira davanti al naso. Non hai pensato che forse sei tu che cominci a girare mentre la Terra fa quello che ha sempre fatto? Bambina, questa cosa ha un nome”
Giuliana Dea (che ha un blog godibilissimo e aggiornato dal titolo “Ufficio reclami” – qui) ci invita a viverle, le emozioni, a farci attraversare da queste, a trascendere dalla quotidianità fatta di corse in motorino, macchie di Nutella e notti insonni. A far sì che quel tutto di cui è composta la nostra vita e che affiora lentamente, pezzo dopo pezzo come piccole macchie colorate su tavola nera diventi un’unica grande tela da ammirare, come si ammira lo spettacolo (effimero) del tramonto la sera. In questo metterci in discussione (SPOILER!) si ride e si piange.
Caro Michele, “…Cosa c’è di più bello? Il tramonto è la fine di qualcosa. O l’inizio di un’attesa. La morte non può essere lo stesso? Non piangi mai su un giorno morto. Ne aspetti uno nuovo! “
Allora aspettiamo fiduciosi che passi questo lungo inverno. Aspettiamo di vedere le rondini tornare.
Mi hai incuriosito…credo che lo leggerò!
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