Parole crociate

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«Ma non bastava il tributo di mio fratello, zì? Dice che tocca sempre al fratello maggiore, fare il cavaliere! E che al secondo e agli altri spetta di fare il monaco o la suora! Ah, dici che a me è andata di lusso? Che così farò sia il monaco che il cavaliere?»

«Ma sono giorni e giorni e giorni di viaggio a piedi! Sì, io sul cavallo non ci salgo, soffro le vertigini… E devo prendere le mie medicine tutti i giorni e più volte al giorno! Sì, non sono medicine vere e proprie, sono degli integratori, ma se tu sapessi come mangiano questi viandanti! Sembrano barbari! Ho sentito che scaldano la carne sotto la sella dei cavalli!»

«Pensi che stia esagerando, zì? Che ne sai? Tu non ti sei mai mosso dall’Italia, zì! E hai mai viaggiato in mare? Giorni e giorni e giorni di navigazione! E io soffro il mal di mare che sto così male ma così male che per fare un bene alla spedizione mi lascerebbero cadere nelle acque del canale d’Otranto, appena salpati!»

«E i mori? Ma sai che dicono dei mori, zi’? Che sono sporchi, crudeli! Ammazzano a vista quelli più fragili, quei vigliacchi. Quelli che viaggiano a piedi e che magari rimangono indietro rispetto alle loro carovane perché si fermano per vomitare!  E scaldano la carne sotto la sella dei cammelli! Che riescono a vivere nel deserto per giorni e giorni e giorni! Io soffro il sole, l’eritema, le vene varicose!»

«Non mi dire parole, zì! Ma pensi che io non ci voglia andare? Io ci voglio andare! Il successo, il prestigio, rispetto, potere anche, terre e regalie, primizie» (fa segno di no con la testa) «No! Aiutare i bisognosi, i pellegrini in difficoltà, preservare il sepolcro, servire il mio Signore, povertà e obbedienza, sì!» (fa segno di sì)

«Lo sai, zì! Mi conosci! Ti ho mai preso in giro? Io ci vorrei andare, non ho bisogno di scuse o altro, non ti prendo in giro, dico sul serio! È che… ho consumato le scorte. Ho il cavallo malato. Non avrei il denaro per arrivarci. La tintoria non mi ha ancora consegnato l’usbergo. C’è stato il funerale di mia madre! È crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Io vorrei! Lo giuro su Dio!»

«Sì, lo so, zì. Può sembrare che io stia esagerando. Però sai cosa mi fa stare male? Davvero, non sto scherzando, sai cosa non mi faccio capace? Arriva il messo e mi porta questa lettera di sua Santissima Santità Gregorio VIII “La Signoria Vostra è formalmente comandata di presentarsi eccetera eccetera” e va bene, ci può stare, è un atto dovuto, lo capisco e ci può stare. Ma quello che davvero non riesco ad accettare, quello che mi fa strano non è tanto il fatto che in famiglia nessuno mi vuole aiutare a non andare in guerra, ma che TU sei il Papa!»

 

Michele Lamacchia

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