L’uovo di Colombo

Il commercialista di Colombo, Jesùs Cortés Delgado, formalmente dottore in economia, riconosciuto faccendiere, traffichino certificato, per la prima volta nella sua fumosa e riservata carriera sudava freddo: il suo più noto cliente, Ammiraglio, Vicerè e Governatore di tutte le Terre Scoperte di questo e di quell’altro Mondo, veramente questa volta lo stava mettendo in croce. Vero era che tutti i facoltosi e blasonati personaggi che si rivolgevano a lui, lo facevano proprio per la sua abilità nel riuscire a trovare ed inventare ogni sorta di stratagemma per eludere i controlli della finanza, per evadere il fisco, per non pagare tasse … Continua a leggere L’uovo di Colombo

Parole crociate

«Ma non bastava il tributo di mio fratello, zì? Dice che tocca sempre al fratello maggiore, fare il cavaliere! E che al secondo e agli altri spetta di fare il monaco o la suora! Ah, dici che a me è andata di lusso? Che così farò sia il monaco che il cavaliere?» «Ma sono giorni e giorni e giorni di viaggio a piedi! Sì, io sul cavallo non ci salgo, soffro le vertigini… E devo prendere le mie medicine tutti i giorni e più volte al giorno! Sì, non sono medicine vere e proprie, sono degli integratori, ma se tu … Continua a leggere Parole crociate

Ualìn u’scem (la controfigura)

Oggi la luce sarà buona. Quando il sole è forte e il cielo velato si può girare senza quelle ombre marcate che ti tagliano la faccia e quei forti contrasti di chiaro-scuri. Spero che quell’incapace del direttore della fotografia si affacci, altrimenti facciamo come ieri e ieri l’altro quando, nonostante queste condizioni, non ci ha permesso di girare. Il set è quasi pronto. Gigi del bar mi ha fatto arrivare il caffè lungo macchiato caldo, come tutte le mattine. Io aspetto e osservo: i fornitori svuotano i furgoni dalle casse, gli operai srotolano rotoli di cavi elettrici per terra, le … Continua a leggere Ualìn u’scem (la controfigura)

La costruzione di una figura

Il pomeriggio del 20 faceva un caldo bestia sapevo di avere a disposizione forse solo pochi minuti forse pochi secondi incontrare Carlos incontrare Santana ho passato l’infanzia sentendo il suono caldo delle sue note Pàpapàppàra! Parararàh! toccando la mia Fender rossa sognando un giorno di poter fargliela autografare Roberto è riuscito “Vieni, Michi, di qua…” “Cosa? No, non…” “Sì.” “Di qua, lo vedi.” “…” tutta la vita a collezionare i suoi dischi e poi CD e poi DVD sperando MAI di riuscire a sentirlo dal vivo e sperando MAI di riuscire ad incontrarlo “Non ci posso credere!!!” “Sì, vieni. Non … Continua a leggere La costruzione di una figura

Philosophenweg

Gesellschaftliche entwicklung (sviluppo sociale), di Michele Lamacchia …e mentre correvo, saltando le radici degli alberi, notai che seduto ad una panchina c’era il solito ragazzo con quaderno e penna. Era questa la cosa che me lo fece saltare in faccia: il fatto che non stesse correndo, ma che stesse perdendo tempo così. Tutti i giorni, da una settimana, almeno. Feci il mio spit-stop (una pausa breve in cui mi stiracchiavo e sputavo) proprio là vicino. Dato che non mi guardava «Scusa», poggiai la mia lunga gamba depilata di fresco sulla spalliera, di fianco alla sua testa. E cominciai e strechare. … Continua a leggere Philosophenweg

Come cominciò.

“Lei si piegò in avanti sollevando il culo, lui assecondò questo movimento alzando il bacino per non staccarsi da lei, continuando a entrare ed uscire da lei, con colpi forti e veloci, continui, affondando ripetutamente là dentro. Lei respirava veloce, gemeva. – Zupè! – feci un salto, mi chiamò una voce, quasi un sospiro dietro di me a pochi centimetri. Non mi fece girare, mi bloccò la faccia con una mano grande e pelosa. – Non puoi stare qua, – mi respirò nell’orecchio, – Gesù non vuole… Mi tirò forte indietro attaccandomi al suo corpo. I due saltavano come disperati, … Continua a leggere Come cominciò.

Avrei voluto un padre

Avrei voluto un padre, che mi avesse insegnato qualcosa, che mi avesse incoraggiato, che mi avesse indicato una strada, non dico LA strada, ma UNA, che mi avesse seguito negli studi, che avesse giocato con me, che si fosse lasciato prendere in giro, che mi facesse vincere a braccio di ferro, che mi avesse insegnato ad andare in bicicletta, a tirare i rigori, a farmi la barba, a trattare, a parlare con le persone, che mi rimboccasse le coperte, che si alzasse per primo alla mattina e che andasse a letto per ultimo la sera, che si svegliasse per me … Continua a leggere Avrei voluto un padre

Siete schiavi: quello che non potete fare.

– Non potete svegliarvi quando vi pare. Spesso neanche andare a dormire quando vi pare. – Non potete fare qualcosa di diverso, qualunque cosa, dall’andare in ufficio tutte le mattine. Per senso di dovere, spesso, anche di sabato e domenica, oppure le mattine in cui avete la febbre. – Negli Usa sono in pochi ad avere sette giorni di vacanza l’anno. La maggior parte non ha neanche quelli. Da noi, in Europa le ferie sono più lunghe. A volte tre o quattro settimane su cinquantadue. Giorni entro cui dovete fare le vacanze, divertirvi, etc. A comando. Quei giorni li stabilisce il mercato, … Continua a leggere Siete schiavi: quello che non potete fare.

Entro nel Sistema

“Cercavo costantemente di capire che cosa mai mi rendesse così colpevole e mi punisse così terribilmente, finché un giorno scrissi una supplica allo sconosciuto autore delle mie sofferenze, al ‘Persecutore’, per sapere finalmente che cosa avessi commesso; ma poiché non sapevo a chi indirizzare questa lettera la stracciai. Qualche tempo dopo scoprii che il persecutore non era altri che il congegno elettrico, cioè il ‘Sistema’ che mi puniva. Lo concepivo come una vasta gerarchia mondiale, che inglobava tutti gli uomini e alla cui sommità vi erano quelli che comandavano, che davano punizioni, rendendo colpevoli gli altri. Ma anche essi erano … Continua a leggere Entro nel Sistema