Sogna che devi essere sognato

Amiche e amici, come state? Spero bene. Cari i miei parolari e le mie parolare. Io sto scrivendo delle cose e sto studiando e sto lavando le tapparelle (quest’ultimo motivo dell’ondata di mal tempo in Puglia). Al tempo stesso, però, non voglio smettere di leggere e di condividere con voi questa tradizione così oggi, nell’onoroso ruolo di recensionista, ho pensato di inaugurerei un nuovo spazio dedicato alle recensioni brevi e brevissime (o niente proprio, solo la foto della copertina come fanno certi che leggono un libro al giorno). Se comunque aveste bisogno di qualche info in più sono disponibile in DM o via mail o come piace a voi. Grazie grazie grazie per l’attenzione e per l’affetto quotidiano ❤


“Intuisco che la realtà di una notte, anzi, persino quella di un’intera vita umana non rappresenta la sua più intima verità. E nessun sogno è soltanto un sogno.”
Lei gli prese la testa fra le mani e la adagiò affettuosamente sul proprio petto.
“Ora siamo svegli” disse, “e lo resteremo a lungo”. Per sempre, avrebbe voluto correggerla Fridolin, ma prima che potesse pronunciare quelle parole lei gli posò un dito sulle labbra e mormorò, come tra sé: “Mai indagare il futuro”.


Doppio sogno di Arthur Schnitzler (qui pubblicato da Adelphi) è un bellissimo romanzo breve del 1926 che si inserisce nel pieno decadentismo borghese mitteleuropeo di quegli anni. La storia è quella di Fridolin e Albertine, una coppia all’apparenza solida e ben strutturata che nasconde a sé stessa una crisi profonda. Dopo un evento mondano che risveglia in entrambi un certo insistente prurito intimo, i due si rivelano vicendevolmente desideri e ipotesi di tradimento in un clima (spleen direbbe il poeta) tra il mentalismo e, appunto, l’onirico.
È inevitabile il riferimento agli studi sulla psicanalisi (L’interpretazione dei sogni del conterraneo S. Freud uscito qualche anno prima aveva profondamente segnato la cultura del tempo e degli anni a venire) e Schnitzler scava a fondo lasciandoci intuire quanto bollore traspare da uno spiraglio lasciato aperto sul subconscio.


Dal libro, l’immenso Kubrik (che ci pensava da almeno trent’anni) ci ha ricavato il fedelissimo (e meraviglioso) Eyes Wide Shut, riuscendo ad ambientare la storia nella Manhattan contemporanea, rendendo talmente bene la trasposizione su pellicola che Tom Cruise e Nicole Kidman prima hanno litigato a mostro e poi si sono lasciati. E Kubrik è morto lasciando il film incompiuto (il finale pare sia stato girato da sette registi diversi contemporaneamente compreso lo stesso Cruise sette registi per quella mrd)

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